Nel 2025 il Carnaroli, il re dei risotti, spegnerà 80 candeline. Un traguardo che si intreccia con un altro anniversario importante: i 100 anni dalla prima sperimentazione in Italia e in Europa della tecnica di incrocio tra varietà di riso, avvenuta nella storica Stazione sperimentale di risicoltura e delle colture irrigue di Vercelli.
Fu proprio grazie a questa innovazione che nel 1945 Ettore de Vecchi diede vita al Carnaroli, incrociando il Vialone, apprezzato per la sua tenuta in cottura, e il Lencino, una varietà nota già nel 1875 per la qualità del chicco. Il risultato? La varietà di riso italiana più amata nel mondo.
Eppure, il successo del Carnaroli non fu immediato: inizialmente poco coltivato per la sua delicatezza nei processi di lavorazione, ci sono voluti decenni perché si imponesse come icona della cucina italiana, raggiungendo oggi il cuore di chef e appassionati.
Curiosi di sapere perché “Carnaroli”? Il nome, si dice, potrebbe derivare da Emiliano Carnaroli, allora commissario dell’Ente Nazionale Risi, anche se la leggenda narra di un omonimo, umile camparo acquaiolo che lavorava nelle risaie di De Vecchi.
Fu la famiglia De Vecchi stessa che nel 1983 affidò all’Ente Nazionale Risi la conservazione del riso perfetto per i risotti: chicchi grandi e ricchi di amilosio che non si sfaldano, non si gonfiano e garantiscono piatti deliziosamente cremosi… anche per cuochi meno esperti.
Coltivato principalmente in Piemonte, nella Lomellina in Lombardia e nel Delta del Po, il Carnaroli è un orgoglio italiano.
Nel 2025 per celebrare questo importante compleanno, sarà il protagonista di un calendario ricco di eventi: dalla Fiera in Campo di Caresanablot, la più importante rassegna europea dedicata al riso, a Risò, la prima fiera internazionale del riso che si svolgerà a Vercelli, dal Fuorisalone di Milano, a una mostra pittorica “Rapsodia della Risaia” al Castello di Novara.
Chicco dopo chicco, lasciatevi conquistare dal Carnaroli, un simbolo d’eccellenza che rende ogni risotto un capolavoro.
Foto di copertina: Cristina Brovelli