Nata sulle rive del lago di Mergozzo, la fugascina è molto più di un dolce: è uno scrigno di fede e tradizione. Da secoli accompagna i festeggiamenti di Santa Elisabetta, ogni 4 luglio, ma le sue radici affondano in un passato ancora più remoto.
La sua origine è povera, legata ai tempi in cui il forno comunitario era il cuore pulsante del paese: un luogo dove si cuoceva il pane e si condividevano notizie, ricette, racconti. Per le occasioni speciali, come la festa della Santa, quel forno si riempiva del profumo della fugascina, un dolce nato per stare insieme. E pare che la sua storia risalga addirittura all’epoca romana, quando si consumavano in riva al lago cibi rituali per celebrare i cambi di stagione.
Nei secoli, la fugascina ha assunto una forte valenza simbolica. Nel Medioevo veniva persino servita su ostie consacrate, come gesto identitario contro le eresie. La ricetta, evolutasi nel tempo, si basa su ingredienti semplici: farina, uova, zucchero, burro, marsala, limone e lievito. A questi si sono aggiunte influenze culturali – dalle comunità ebraiche del Nord Italia alle dominazioni francesi – che hanno lasciato il segno nei profumi e perfino nei nomi. Anche la forma è cambiata: dalla grande torta quadrata delle origini ai piccoli biscotti fragranti di oggi.
Oggi potete assaggiarla in diversi locali del borgo, tra cui l’omonimo forno La Fugascina, attivo dal 1957. Ed è ancora viva l’usanza, raccontata già nel 1935 da don Ernesto Colli, di portare a casa almeno due fugascine per completare il pranzo della festa.
Un dolce che non ha mai smesso di essere un punto di riferimento, in un mondo che cambia: assaggiarlo significa condividere un frammento di storia, una tradizione che perdura, un’identità che si gusta morso dopo morso.
Foto di copertina: Fugascina – Arch. Fot. La Fugascina di Mergozzo